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Milano città industriale

 Antonio Calabrò ((Opinione – In Stefano Rolando, Citytelling , Egea novembre 2014.))

Consigliere delegato di Fondazione Pirelli, membro di Giunta di Assolombarda, membro del Comitato Brand Milano

E’ la sua storia, la connotazione ancora forte della sua identità. E il pilastro attorno al quale costruire strategie di rilancio della sua economia, che peraltro è anche un motore essenziale per tutta la crescita italiana (i 50 progetti strategici di Assolombarda hanno per titolo “Far volare Milano per far volare l’Italia”).

Ma cosa vuol dire, oggi, parlare d’industria milanese? Definire un sistema complesso di relazioni in cui si rinsalda l’intreccio tra manifattura d’avanguardia e ad alto valore aggiunto, ricerca e strutture dei servizi, legando la costruzione di una nuova “competitività del territorio” alle leve più sofisticate di una maggiore e migliore produttività basata sull’innovazione. In termini semplici: una sintesi originale e molto italiana tra fabbrica, centri di ricerca, scuole, laboratori creativi, sistemi che si occupano di marketing, comunicazione, logistica e, naturalmente, finanza d’impresa. Una “neo-fabbrica”, insomma, per coniugare una parola che sembrava desueta e adesso per fortuna tornata d’attualità con le nuove declinazioni dell’economia della conoscenza come asset chiave di competitività.

Che innovazione? Dei prodotti e dei processi produttivi, dei materiali, delle relazioni industriali, delle regole di governance, della formazione, dei linguaggi della comunicazione e del marketing, di tutto quel che ha a che fare, insomma, con la trasformazione di un sistema produttivo che nel corso degli anni, anche durante la Grande Crisi, ha raccolto le nuove sfide della competizione globale. Una trasformazione che, cioè, va ben oltre l’idea che l’innovazione coincida con l’hi tech informatico e digitale (strumento essenziale dei processi innovativi, naturalmente, ma non prioritario asse portante della “metamorfosi industriale” e della “produzione intelligente”, per usare la bella definizione di un sapiente storico dell’economia, Giuseppe Berta). “Impresa è cultura”, recita una formula cara alle elaborazioni contemporanee della Fondazione Pirelli. E una “cultura politecnica” che continui a declinare in modo originale le sintesi tra saperi, umanistici e scientifici, in sinergia e non in vecchia e inutile contrapposizione. Milano e l’industria milanese ne hanno dato storicamente ottime testimonianze. Continuano a farlo, nella “grande metropoli” ricca di competenze e capacità produttive. In questo, preparano un miglior futuro.

1 Opinione – In Stefano Rolando, Citytelling , Egea novembre 2014.

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