Monica Gattini Bernabò ((Opinione – In Stefano Rolando, Citytelling , Egea novembre 2014.))
Provare a raccontare le identità di una città è una sfida stimolante, ma molto insidiosa, che si può tentare forse solo attraverso la visionarietà dei giovani che sanno indagarle, interpretarle nell’oggi e rilanciarle verso il futuro. Il teatro si incarna sempre “qui ed ora”, dal vivo, attraverso i gesti, le parole, i corpi degli attori e proprio per il suo specifico,più di altri linguaggi,poteva tentare di cogliere la sfida. Linguaggio potente, solo apparentemente antico, sa quanto sia importante emozionare poiché ciò che ci emoziona riesce ad attraversarci, a farci riflettere, a incuriosirci, motivandoci a capire in modo più profondo.
Questo è ciò che è accaduto quando ci è stato proposto di raccontare i temi identitari di Milano in 7 piazze della città: due mesi di lavoro intenso dello staff della Scuola di Teatro Paolo Grassi, guidato da Massimo Navone, per capire via via cosa mettere in luce, attraverso quali modalità, cosa privilegiare e come far diventare tutto non un racconto didascalico e freddo, ma un percorso ricco di suggestioni, che sapesse destare l’attenzione dei tanti milanesi che volessero lasciarsi incuriosire. Immaginando un pubblico di passaggio, abbiamo pensato a momenti brevi che durassero non più di dieci , quindici minuti e ci siamo ritrovati con un pubblico disponibile a fermarsi molto di più, a ritornare di piazza in piazza, un pubblico che voleva ascoltare , saperne di più.
I temi toccati,per citarne alcuni, sono stati “Milano la formazione di una coscienza civile” che spazia dal 1848 fino alla seconda guerra mondiale ; “Milano in scena: teatro d’arte per tutti” con la lezione di Grassi Streheler e di Dario Fo; “Milano l’arte contemporanea e le avanguardie” dal futurismo a Fontana da Munari a Hopper, “Milano, sguardi di poeti e scrittori sulla città che cambia”dalla Merini a Loi, da Bianciardi a Buzzati; “Milano la faccia nera”con i racconti di Scerbanenco, “Milano e lo sport”con la palestra Doria, Viola e Testori; “Milano e il cinema d’autore”con Visconti e Antonioni, ma anche la “Milano delle nuove generazioni” con i linguaggi della musica elettronica e del teatro danza.
Ogni piazza è stata diversa nel montaggio delle performance, ma soprattutto nel tipo di pubblico che assisteva agli spettacoli, nelle reazioni agli stessi , quasi che ogni piazza rappresentasse una città diversa, anche se dobbiamo dire che ovunque le prime reazioni sono state quelle della curiosità e della accoglienza -che sono fra l’altro due tratti identitari di Milano e della sua storia!
In piazza San Fedele abbiamo visto chi abituato a mangiare in piedi un panino mentre invia una email dal proprio smartphone, restava piacevolmente stupito da qualcosa di inaspettato,una pausa regalata nel ritmo frenetico, che lo invitava a guardare e ad ascoltare per qualche minuto; al Parco Solari abbiamo visto famiglie con il piacere festivo di uno spettacolo a sorpresa; all’Arco della Pace migliaia di giovani stare/essere insieme in un ascolto teso e curioso e poi ballare appropriandosi della notte ; alla stazione centrale umanità contrastanti di varie etnie e differenti fragilità che ci guardavano come estranei, pronti a non farsi coinvolgere, per scoprire poco dopo che quel che accadeva li riguardava e meritava la loro attenzione, ma anche viaggiatori e manager stranieri che si fermavano e dopo aver osservato, prima di riprendere il cammino verso la loro destinazione, venivano a complimentarsi; al Cimitero Monumentale abbiamo visto chi si è incuriosito alla storia della città e dei personaggi che ne hanno fatto la storia. Ovunque, alla fine, dopo mezz’ora, un’ora o molte ore passate con noi, c’era sempre la voglia di avere ancora altre storie e di saperne di più, come in un puzzle che va componendosi, quando si intravvede avvicinarsi il completamento non ci si vuole fermare. Il progetto Identità Milano ha fatto si che tanti giovani che vengono a Milano a studiare o a cercare lavoro e la vivono nel presente, la usano per i suoi servizi, si siano confrontati con la sua storia e siano stati enzimi contagiosi di entusiasmo e rigore. L’altra cosa che è emersa con evidenza è stato il riappropriarsi delle piazze e dei luoghi: questo non è accaduto solo per Identità Milano, ma certamente è stato particolarmente chiaro nella settimana di performaces all’aperto.
Le piazze, come luoghi civici dell’incontro, dello stare insieme di fronte a qualcosa che ci coinvolge, che incuriosisce, che può emozionare. Questo anche per noi è stato un dono : scoprire una dimensione non autoreferenziale, la disponibilità a non restare chiusi “nei salotti più o meno buoni”, non pensare ai luoghi aperti come oceanici, o della grande pizza virtuale,dove si perde l’identità , ma come spazi di una dimensione molto civica dove l’incontro è con il vicino di una città aperta alle trasformazioni, dinamica e internazionale , ma anche inclusiva e tollerante e solidale quale Milano ha sempre saputo essere.
Monica Gattini Bernabò ((Direttore generale di Fondazione Milano (cornice istituzionale e gestionale delle Scuole civiche di spettacolo di Milano) e membro del Comitato Brand Milano))
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