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I tanti simboli di Milano

Giovanni Azzone, ((Corriere della Sera, 29 luglio 2014.))

Rettore del Politecnico di Milano insieme al presidente dell’Istituto Makno Mario Abis,

Corriere della Sera

Nel suo intervento sulle pagine milanesi del Corriere (( Stefano Rolando, Il nuovo Brand di Milano, Corriere della Sera Milano, 13 luglio 2014.)) , il presidente del Comitato Brand di Milano, Stefano Rolando, propone una riflessione non tanto sul tema specifico del brand, quanto su quello del patrimonio simbolico della città, sottolineandone l’estrema articolazione e la densità delle narrazioni possibili. Si tratta di due aspetti sicuramente integrati. L’immagine di una città, di cui il brand è un componente, deve basarsi sui suoi valori identitari; essa ne deve però costituire una sintesi, comprensibile e tale da “attrarre” l’interesse di persone e attività economiche da tutto il mondo. È evidente la difficoltà di individuare un punto anche simbolico di sintesi in un sistema complesso come le città. Tuttavia le grandi città hanno sempre affrontato questa difficoltà, risolvendola spesso con un brand: basti pensare a New York e a I love NY o a Sydney che proprio nel suo logo dell’Opera House ha trovato il punto di sintesi più efficace. Rispetto ad altre città Milano ha un carattere specifico di complessità, con una forte concentrazione di attori ed eccellenze diversificate, dalla moda alla salute, dalla chimica alla finanza. È una città «densa» con almeno tre dimensioni di attrattività: la forza della tradizione storico artistica (Leonardo, Brera, la Scala, i musei); la competitività del sistema della produzione e dei servizi innovativi, dei centri di ricerca e delle sue Università; il glamour milanese che, generato visibilmente in alcuni comparti (design e moda innanzitutto), è pervasivo dello stile generale della città. Difficile, dunque, fare una sintesi, ma è fondamentale provarci e per farlo è necessario partire dalla visione di un futuro possibile. È un tentativo su cui sta lavorando attivamente una associazione come MIWORLD, che ha proposto una visione di Milano basata sull’economia della conoscenza: una città che trova nel suo denso sistema universitario il «motore» per la costruzione di una posizione competitiva a livello internazionale nel sistema della creatività e della cultura, nell’industria manifatturiera, nel sistema della salute, delle biotecnologie o dei servizi a valore aggiunto tecnologico. E nella combinazione delle due culture, quella tecnico-scientifica e quella artistica, trova un punto di equilibrio forse unico al mondo, un modo di essere e di rappresentarsi. Forse tutto questo può diventare un sistema iconico, un logo, un sistema segnaletico o semantico: sicuramente un modo per costruire un’immagine sintetica forte. Pensiamo a quante forme simboliche possono rappresentare questa visione: la rete, il cervello, la sintesi leonardesca delle due culture. In sintesi, ragionare sul futuro per una città che da sempre ha fatto dell’innovazione il senso stesso del suo narrarsi, può essere una bella leva per provare a sperimentare anche, perché no, un brand e un possibile logo.

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