Walter Sardonini ((Opinione – In Stefano Rolando, Citytelling , Egea novembre 2014.))
Designer, consulente del Comune di Firenze
Ma se un simbolo rappresenta così fortemente l’essenza di una città fin dalla sua fondazione (tanto da iconografarne il nome), se le mura e i palazzi di quella città lo espongono a baluardo sotto gli occhi di tutti, cittadini e visitatori, se le opere dell’arte e dell’ingegno di quella popolazione, da quasi mille anni lo citano come protagonista nelle diverse produzioni della comunicazione visiva (siano queste i capolavori della pittura e della scultura del Rinascimento e dei secoli precedenti, siano decorazioni di manufatti pubblici del Novecento, come rivisitazioni “pop”, post-moderne e dissacranti per la confezione del merchandising del nostro tempo), è possibile sostituirlo?
Nessuno ha mai progettato una tale assurda eventualità. Ne sono esempio e monito i tentativi di Napoleone Bonaparte e Benito Mussolini, tentativi di “redesign” che ebbero presso la popolazione di Firenze un esito ancor peggiore della triste fine di chi li intraprese. Se per i motivi detti individuare un nuovo simbolo (attorno al quale riunire i rinnovati intenti delle forze produttive del territorio) appare intervento non appropriato, ponendo la domanda in modo diverso: è possibile recuperarlo a nuova vita nell’ottica dell’intento di Renzi? la risposta si manifesta affermativa. È possibile modernizzarlo per parlare del territorio – di quello stesso territorio così ricco di retaggi storici e artistici – e delle sue peculiarità in termini di promozione culturale e turistica? È possibile. Proprio mirando non al cuore dei fiorentini ma piuttosto alle corde del mondo al di fuori delle mura della città, il vero target di un’operazione di brand territoriale.
Firenze ha due simboli universalmente evocativi: il giglio e il suo nome. Se il primo è la bandiera sotto la quale riesce a riunificarsi anche una comunità storicamente divisa, legata a corporazioni e fazioni politiche (mentre può avere attribuzione più incerta per uno straniero), il nome Firenze, o Florence, Florenz, Florencia, così come ciascuno è abituato a pronunciarlo, risuona ovunque evocando storia, bellezza, creatività. Storia/Bellezza/Creatività = Arte/Territorio/Innovazione. La vastissima “consultazione popolare” (in questo senso l’aspetto più interessante del contest) ha evidenziato che nell’immaginario collettivo Firenze è un giglio, e il suo nome deve risuonare con i diversi accenti e declinazioni linguistiche. Questo in sintesi il concetto più frequentemente emergente dai lavori ricevuti. Tra le mille e mille suggestioni giunte in concorso da parte di professionisti del settore, come dai tanti non addetti ai lavori, la scelta si è orientata sull’individuazione del pezzo mancante alla famiglia di simboli normalizzati nell’ambito della costruzione del Sistema di identità visiva della città, già in quell’occasione non mera immagine coordinata dell’Ente, ma analisi e messa a regime della comunicazione della città in tutti i suoi aspetti. Si è da subito manifestata come interessante ed ha rafforzato la sua validità nel corso dello spoglio e dell’analisi delle suggestioni ricevute in risposta al concorso pubblico, una proposta che non tentava di introdurre un nuovo simbolo (improbabile al cospetto del giglio) o una storpiatura (grafica o fonetica) del nome della città, ma che – viceversa – si presentava come perfetta per affiancare il giglio e restituirgli il nuovo appeal ricercato, declinando in tutte le lingue il nome della città. Lasciando intravedere la composizione di un logo perfettamente coerente con l’immagine storica e istituzionale di Firenze, un logo che non si sovrappone ma si declina per andare a servire la comunità in un ambito diverso come quello della promozione internazionale.
Così, assieme ad uno stemma – il giglio nello scudo d’argento accompagnato dalla dicitura Città di Firenze (il cui utilizzo si associa elettivamente a quegli ambiti che richiamano l’espressione più piena della Città e delle Istituzioni comunali nelle loro funzioni di rappresentanza) -, assieme ad un marchio – il giglio senza scudo composto con la scrittura Comune di Firenze (da privilegiare negli ambiti che abbracciano i vari aspetti della vita amministrativa) -, si delinea la possibilità di poter contare sullo stesso giglio (già di proprietà dell’Amministrazione fiorentina per i precedenti riconoscimenti araldici e successive registrazioni in Camera di Commercio) composto con la declinazione nelle principali lingue straniere che contengono la radice del nome così come lo pronunciamo a casa nostra, nella veste grafica indicata dal progetto vincitore del contest. Perfetto brand di apertura a trecentosessanta gradi di una comunità che è fiera delle proprie origini e conscia di avere da offrire al mondo intero unicità e bellezza. E al tempo stesso perfetta coerenza – anche questa davvero unica nel panorama mondiale della confezione di brand cittadini – della riconoscibilità della propria immagine: non tanti simboli diversi, creati ciascuno ad hoc per differenti occasioni, non molteplici soluzioni grafiche o tipografiche per evidenziare il proprio nome, soluzioni che possono essere di volta in volta anche gradevoli ma difficilmente riferibili – nella moltiplicazione – ad uno stesso soggetto. Ma un’unica voce, chiara e comprensibile sempre.
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