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FILM SU MILANO

Gli uomini, che mascalzoni… (Mario Camerini, 1932)

[Nell’operosa Milano degli anni trenta, lo chauffeur Bruno si invaghisce della schiva Mariuccia, commessa di una profumeria, figlia di un tassista. Poiché la ragazza e le sue colleghe non sembrano prenderlo sul serio vedendolo in bicicletta, per far colpo su di lei va a prenderla al lavoro con l’auto del padrone, a cui ha detto che è fuori uso, e invece di riaccompagnarla a casa la porta a fare un giro fino ad Arona, sul Lago Maggiore. Sulla via del ritorno si fermano in un’osteria, dove ballano insieme sulle note di Parlami d’amore Mariù. Ma quando sulla stessa strada passa la moglie del padrone, di ritorno da una scampagnata con amici, e riconosce l’auto, Bruno finge di essere uscito solo per provarla dopo averla riparata ed è costretto a riportarla subito a Milano…]Foto

Cronaca di un amore (Michelangelo Antonioni, 1950)
[Milano, 1950. Un’agenzia investigativa ha appena ricevuto la richiesta di un cliente. Si tratta di un ricco industriale, sposato da sette anni, che chiede di conoscere il passato della moglie, una bella ragazza prossima a compiere i 27 anni. Tutto quello che sa il marito è che Paola è venuta via da Ferrara, dov’è nata, a 17 anni, nel 1943, per trasferirsi a Milano. La sua vita prima di incontrarla gli è ignota. I due soci si dividono il lavoro: uno terrà i rapporti con il cliente; l’altro effettuerà le indagini. L’investigatore si reca a Ferrara e comincia a cercare informazioni nei luoghi che frequentava Paola. La scuola prima di tutto. Qui apprende che Paola aveva molti spasimanti, ma nessuno le aveva ancora toccato il cuore. Aveva due amiche coetanee, una delle quali, Giovanna, era fidanzata con un ragazzo di nome Guido. Ma Guido amava Paola…]
Miracolo a Milano (Vittorio De Sica, 1951)
[Il film si sviluppa come una favola ed ha per protagonista un ragazzo orfano che sogna un mondo dove «Buongiorno voglia davvero dire buongiorno». Finirà per fare amicizia con dei barboni, si fidanzerà con Edvige e sarà lui a guidarli nel finale in una piazza del Duomo affollata di netturbini a cui ruberanno le scope per volare via a cavallo delle stesse, verso quel paese immaginario tanto desiderato. La scena di questo “decollo” ha ispirato a Steven Spielberg la scena dei ragazzini su biciclette volanti nel film E.T.]
Napoletani a Milano (Edoardo De Filippo, 1953)
[Una società edile milanese acquista un terreno in periferia di Napoli per la costruzione di uno stabilimento industriale. Sul terreno vivono in condizioni di miseria alcune famiglie sopravvissute alla seconda guerra mondiale che si vedono, causa forza maggiore, costrette a lasciare le loro abitazioni. Purtroppo, cinque anziani si ostinano a rimanere asserragliati nella loro catapecchia e così a seguito dei lavori di sterro la vecchia casa crolla improvvisamente, seppellendo sotto le sue rovine gli abitanti.
L’evento provoca la rivolta degli sloggiati dando colpa dell’accaduto all’ingegnere milanese direttore di lavori. Quest’ultimo, preso di mira riesce a trovare riparo a casa di Nannina (Anna Maria Ferrero), una ragazza del rione. Calmati gli animi, Salvatore (Eduardo De Filippo), ritenuto il più popolare e più saggio del rione, pensa di approfittare dell’accaduto associando ai nomi dei defunti un certo numero di falsi parenti; questi, sotto la sua guida, si recano a Milano per richiedere un risarcimento.]
Lo svitato (Carlo Lizzani, 1956)
[Achille, fattorino nella redazione di un giornale milanese della sera, è preso per un giornalista e riesce a mettere insieme un articolo sportivo-sentimentale, che in giorno di magra viene pubblicato dal giornale. Ha poi l’occasione di fare un reportage fotografico ed un’intervista col mostro della via Emilia, che gli fruttano una gratifica ed un elogio da parte del direttore. Nel frattempo la conosciuto Gigi, un maneggione, il quale ha visto subito quale partito egli possa trarre dalle velleità giornalistiche e dall’ingenuità di Achille. Egli induce quest’ultimo a preparare insieme a lui un furto in grande stile, per essere poi il primo a darne la notizia sul giornale con particolari di grande interesse. Si tratta di rubare dei cani di razza di gran valore esposti in una mostra, sostituendoli con cani bastardi. I cani di razza dovrebbero poi essere restituiti ed Achille avrebbe così l’occasione di scrivere un secondo magistrale articolo sul loro ritrovamento. In realtà Gigi si è proposto di rubare i cani per davvero, approfittando dell’ingenuità d’Achille; ma in seguito ad un incidente, le cose prendono un’altra piega. I cani vengono prelevati, ma poi fuggono e sono involontariamente scambiati con i bastardi. Così il colpo giornalistico è sfumato: Gigi però approfitta dell’occasione per portarsi via, insieme coi cani scambiati, Elena, la ragazza della quale Achille era innamorato. Il povero Achille riprende la sua grama vita: egli troverà conforto nell’amore di Diana, l’ex amica di Gigi, che gli dimostra un’affettuosa simpatia.]
Totò, Peppino e la… malafemmina (Camillo mastrocinque, 1956)
[Antonio Caponi e suo fratello Peppino vivono nelle campagne di Napoli. Sono proprietari terrieri, campagnoli e di scarsa cultura: Antonio, il primogenito, è spendaccione e donnaiolo, spesso a danno del più giovane, il sottomesso e avaro Peppino. Entrambi sono alle prese con il ben più ricco mezzadro Mezzacapa ai danni del quale combinano, puntualmente, qualche gioco. Gianni, l’aitante figlio della loro sorella Lucia, nel corso dei suoi studi di medicina a Napoli si innamora di Marisa, prima ballerina di avanspettacolo. Per amore il giovane decide di seguirla a Milano, all’insaputa del resto della famiglia. La giovane figlia del padrone di casa napoletano di Gianni, segretamente infatuatasi dello studente, per ripicca spedisce una lettera a Lucia, informandola della fuga del figlio. I tre fratelli, temendo che Gianni possa distogliere l’attenzione dagli studi e interpretando la notizia – secondo la loro mentalità – come possibile fonte di scandalo e cattiva reputazione, decidono di raggiungere Milano. Consultano quindi l’odiato Mezzacapa sullo stile di vita di Milano, poiché in giovinezza il vicino visse proprio al nord. Raggiunta la terra milanese, si mettono sulle tracce di Gianni, per persuaderlo a tornare a Napoli, cercando anche di convincere Marisa a lasciarlo. Sarà proprio Lucia ad accorgersi della bontà dei sentimenti dei due giovani, che alla fine avranno la meglio in un lieto fine.]
Audace colpo dei soliti ignoti (Nanni Loy, 1959)
[Peppe detto “er Pantera”, dopo il fallimentare colpo raccontato ne I soliti ignoti, si è deciso a fare ciò che più gli si adatta: il muratore. Uscendo dal cantiere alla fine del lavoro, subisce uno strano pedinamento da un losco figuro a cui non riesce a sottrarsi e che si ritrova, nonostante i suoi “furbi” stratagemmi per sfuggirgli, ad aspettarlo nella sua povera casa: si tratta di un sedicente gangster di Milano, Virgilio, il quale, venuto a sapere della sua precedente impresa, gli offre un colpo, preparato scientificamente, facile e con un ricco bottino. Peppe dovrà formare la squadra di “esperti” criminali e il milanese fornirà i mezzi e le sue capacità organizzative che includono anche la classica “pupa” svampita, Floriana, che con la sua seduzione ha convinto un ragioniere del Totocalcio a partecipare come complice alla rapina che dovrà avvenire durante il trasferimento dell’incasso delle giocate…]
Nata di marzo (Antonio Pietrangeli, 1957)
Scheda del film
[Francesca, una ragazza vivace, educata modernamente, conosce Sandro, un architetto, uomo posato e non più giovanissimo, che attratto dal brio e dal temperamento esuberante della fanciulla, incomincia a corteggiarla. Francesca se ne innamora subito e i due dopo qualche tempo si sposano. I primi tempi sono felici, ma poi il carattere bizzarro di Francesca incomincia a provocare dei dissidi tra i coniugi. Le idee infantili di Francesca, la sua leggerezza, finiscono con l’irritare Sandro e i litigi sono tali che spingono Francesca ad andarsene via di casa. Va ad abitare in una pensione e si cerca un lavoro. Riallaccia qualche amicizia, che aveva prima di sposarsi con giovani della sua età ma il suo pensiero ritorna sempre al marito ed alla casa che ha lasciato.]
Rocco e i suoi fratelli (Luchino Visconti, 1960)
[Alla morte del padre, Rocco Parondi, un ragazzo lucano, su iniziativa di sua madre, raggiunge insieme a lei e ai suoi fratelli, Simone, Ciro e Luca, il loro fratello più grande, Vincenzo, emigrato già da qualche tempo a Milano, nella speranza di cambiare vita. Al loro arrivo scoprono che Vincenzo sta festeggiando il suo fidanzamento con Ginetta, anche lei figlia di emigrati lucani, ma ormai già ben inseriti a Milano. Quando la madre richiama Vincenzo al suo dovere di provvedere prima d’ogni altra cosa alla sua famiglia d’origine in difficoltà, i parenti di Ginetta reagiscono e, temendo di doversi sobbarcare il peso dei nuovi arrivati, cacciano i Parondi in malo modo. Vincenzo, sentendosi in obbligo con i suoi familiari, lascia anche lui la festa e inizia a provvedere come può ai suoi cari. Dopo le difficoltà iniziali tutti i giovani riescono a trovare una sistemazione: Vincenzo recupera il rapporto con Ginetta e obbliga le due famiglie in rotta ad accettare la relazione con un matrimonio riparatore. Rocco inizia a lavorare in una lavanderia, Ciro studia e trova lavoro come operaio in una fabbrica dell’Alfa Romeo, Simone si dà alla boxe, mentre Luca rimane a casa con la madre.]
Il posto (Ermanno Olmi, 1961)
Scheda del film
[Nel pieno del boom economico dei primda i anni sessanta, un ragazzo di Meda, Domenico, partecipa ad una selezione di lavoro presso una grande azienda di Milano. Vive questo impegno con particolare apprensione a causa della famiglia, che si aspetta da lui che riesca ad ottenere il posto fisso con cui sistemarsi per tutta la vita. Nel corso delle prove a cui viene sottoposto con gli altri candidati, conosce Antonietta, che si fa chiamare Magalì, trascorre del tempo insieme a lei e nasce una timida intesa fatta di sguardi silenziosi e sorrisi. Vengono assunti entrambi, ma poi assegnati a sedi diverse: lei al reparto dattilografia, in sede centrale, lui al reparto tecnico, in una sede distaccata, e lì, in attesa che si liberi un posto da impiegato, deve accontentarsi di lavorare come fattorino. Ostacolato dai turni differenti, Domenico spera di riuscire a rivederla almeno al veglione di Capodanno organizzato dal dopolavoro aziendale, ma lei non si presenta. La morte di un impiegato infine libera il posto per lui, che può sistemarsi alla sua scrivania, in fondo ad uno stanzone in mezzo ad altri colleghi, indifferenti o addirittura ostili verso il nuovo arrivato, che riflette sulla vita che lo attende.]
Una storia milanese (Eriprando Visconti, 1962)
[Nell’arco di un inverno milanese, si svolge la storia d’amore di Giampiero e Valeria, due giovani della buona società borghese. La relazione trova la sua conclusione nell’insoddisfatta rinuncia della ragazza all’amore del giovane e nell’aborto deliberatamente procuratosi da Valeria in territorio svizzero.]
La vita agra (Carlo Lizzani, 1963)
[Luciano Bianchi racconta in prima persona la sua storia: le sue disavventure professionali, le disillusioni politiche e ideali e la sua vicenda d’amore con Anna. Vive con la moglie e il figlio in un piccolo paese della Bassa Padana, Guastalla. Intellettuale e bibliofilo, lavora come “responsabile delle iniziative culturali” presso uno stabilimento minerario. Un giorno viene in visita, da Milano, il presidente della holding finanziaria che possiede la compagnia mineraria, la CIS. In una riunione riservata ai dirigenti spiega che la miniera è in perdita e che, per evitare che venga chiusa, si devono ridurre ulteriormente i costi e aumentare la produttività. Tra le voci di costo tagliate, la prima è quella della sicurezza sul lavoro; la seconda è quella delle collaborazioni giudicate inutili (e tra esse c’è Luciano). Il caso vuole che, proprio nel giorno in cui riceve la lettera di licenziamento, la miniera esploda causando la morte di 43 operai. Luciano decide allora di vendicarsi: con la complicità dell’amico Libero, ex collega minatore e cacciatore, farà saltare in aria la sede della compagnia a Milano, un grattacielo con più di 20 piani. Si reca quindi nel capoluogo lombardo per organizzare l’attentato.]
Banditi a Milano (Carlo Lizzani, 1968)
Scheda del film
[Il commissario di polizia Basevi ripercorre in un’immaginaria intervista-documentario i cambiamenti avvenuti, dopo i mutamenti sociali conseguenti il boom economico, nella malavita milanese: il taglieggiamento ai proprietari dei locali notturni e delle case da gioco clandestine, l’estorsione, il diverso e più violento comportamento dei criminali, la reticenza e l’omertà di chi subisce le prepotenze del racket, il nuovo reclutamento nella prostituzione e la spietatezza verso chi cerca di sfuggirne. Il personaggio del commissario fa da filo conduttore attraverso il quale il regista, mediante l’uso di flashback, ricostruisce gli eventi che portarono la cittadinanza ad esplodere dinnanzi all’estrema violenza seguita alla rapina: la costituzione della banda, nata con l’idea di finanziare una rivoluzione proletaria ed estranea alla malavita, il reperimento delle armi, le modalità di esecuzione del disegno criminoso, la ricognizione alla banca e gli imprevisti che portarono all’identificazione dell’automobile in fuga, l’inseguimento e la sparatoria per le vie di Milano ed infine la cattura e l’identificazione dei quattro componenti della banda.]
Il caso Mattei (Francesco Rosi, 1972)
[Il film inizia dopo la morte di Enrico Mattei, precipitato con il suo aereo nella campagna di Bascapè, presso Pavia, durante il ritorno da un viaggio in Sicilia, in circostanze mai del tutto chiarite, inizia la rievocazione del periodo trascorso alla guida dell’AGIP e dell’ENI. Nominato nel 1945 commissario straordinario dell’AGIP, con il difficile compito di liquidarla, svenderla a privati o a grandi compagnie, l’ingegner Mattei riesce abilmente a mantenere la società in vita e, addirittura, a potenziarla e renderla più efficiente, evitando in questo modo la vendita. Nel biennio 1946-1948 nasce la rete dell’Agip, e si hanno le prime scoperte di petrolio e metano in diverse parti d’Italia. Mattei, spregiudicato ma geniale, cerca di dimostrare che può esistere un’efficiente industria italiana degli idrocarburi e, a tale scopo, decide di offrire ai paesi arabi e africani produttori di greggio condizioni di sfruttamento delle loro risorse più vantaggiose di quelle proposte dai rappresentanti dei trust anglo-americani del petrolio, le cosiddette sette sorelle, inimicandoseli mortalmente. Gli interessi petroliferi stranieri, sfruttando le connivenze con i servizi segreti italiani, riusciranno ad eliminare Mattei con un attentato dinamitardo camuffato da incidente aereo.]
La classe operaia va in paradiso (Elio Petri, 1972)
[Ludovico Massa, detto Lulù, è un uomo di 31 anni con due famiglie da mantenere ed è un operaio con alle spalle già 15 anni di fabbrica, due intossicazioni da vernice e un’ulcera. Sostenitore e stakanovista del lavoro a cottimo grazie al quale, lavorando a ritmi infernali, riesce a permettersi l’automobile e altri inutili beni di consumo, Lulù è amato dai padroni che lo utilizzano per stabilire i ritmi ottimali di produzione ma odiato dagli altri operai della fabbrica per il suo eccessivo servilismo. Tuttavia, non è contento della sua situazione, i ritmi di lavoro sono talmente sfiancanti che arrivato a casa riesce solo a mangiare e ad annichilirsi davanti alla televisione, nessuna vita sociale, nessun dialogo con i propri cari, non riesce neppure più ad avere rapporti con la compagna. La sua vita continua in questa totale alienazione, che lo porta a ignorare gli slogan urlati e scritti dagli studenti fuori dai cancelli, finché un giorno ha un incidente sul lavoro e perde un dito. Così improvvisamente Lulù si sveglia dal sonno dell’alienazione per ritrovarsi nell’incubo della sua misera vita, di cui finalmente prende coscienza; così si schiera contro il ricatto del lavoro a cottimo e aderisce alle istanze radicali degli studenti e di alcuni operai della fabbrica in contrapposizione alle posizioni più moderate dei sindacati. In breve tempo il fermento nella fabbrica aumenta e si arriva all’inevitabile scontro con la polizia. Il risultato di questo cambiamento è drammatico: Lulù viene abbandonato dalla compagna, licenziato in tronco dalla fabbrica e contemporaneamente abbandonato dagli studenti, che sostengono che il suo è un caso individuale e non di ‘classe’, ed emarginato anche dagli operai che non prendono nessun provvedimento per il suo licenziamento. Cerca, inutilmente, conforto nelle visite all’anziano Militina, un ex compagno di fabbrica costretto a finire i suoi giorni in manicomio; ma l’unica cosa che Lulù ottiene da queste visite è la scoperta che la sua alienazione si sta trasformando in pazzia.]
La colonna infame (Nelo Risi, 1972)
Scheda del film
[Milano, 1630: durante la furiosa epidemia di peste, il commissario di sanità del rione di Porta Ticinese Guglielmo Piazza, viene accusato da due donne di aver imbrattato i muri di una via per diffondere il contagio. Piazza -arrestato e torturato – prima si proclama innocente, poi si confessa colpevole ed accusa di complicità il barbiere Giacomo Mora, accusandolo di avergli venduto l’unguento pestifero…]
Milano calibro 9 (Fernando Di Leo, 1972)
[Rocco Musco insieme ad un compare sorveglia una spedizione di valuta clandestina in dollari, trasferita a Milano per mano di alcuni corrieri; il plico, nel percorso che parte da piazza del Duomo e prosegue in metropolitana, durante gli scambi viene sostituito e i soldi spariscono; allo scopo di ritrovarli i due interrogano barbaramente e inutilmente i corrieri che, non avendo fornito risposte esaurienti, vengono trasferiti in una grotta e fatti saltare in aria con il tritolo. Tre anni dopo, Ugo Piazza, uno dei corrieri all’epoca sfuggito alla vendetta poiché nel frattempo arrestato per rapina, viene rilasciato dal carcere di San Vittore ma, appena uscito, si trova costretto a confrontarsi con gli scagnozzi del boss malavitoso conosciuto come l’Americano; successivamente, quale sorvegliato speciale, deve anche subire le vessazioni di un esperto commissario di polizia, poco propenso ad ascoltare le idee riformiste del suo vice Mercuri, incline a ritenere che presto Piazza tornerà a delinquere; ad attenderlo all’uscita del commissariato trova Rocco insieme ad altri due scagnozzi, incaricati dall’Americano, il loro capo, che ritenendo essere stato lui a fare sparire i dollari ordina di avvicinarlo; gli scagnozzi stanno alle calcagna di Piazza e dopo averlo malmenato gli portano via il portafoglio con i soldi e i documenti e gli consigliano di andare a parlare con l’Americano, evitando così ulteriori angherie.]
Le cinque giornate (Dario Argento, 1973)
[Il film è ambientato a Milano in pieno clima di rivolta antiaustriaca durante il 1848. Un piccolo delinquente, Cainazzo, ed un panettiere, Romolo, si trovano coinvolti involontariamente nei moti di quel periodo, constatando di persona le grosse contraddizioni dell’epoca. Assistono, in mezzo agli idealisti ed ai patrioti, ad una esemplare galleria di personaggi: aristocratici, opportunisti, sanguinari, avventurieri, traditori. Loro malgrado, i due popolani vengono travolti dagli avvenimenti. Ma di fronte a tanta ingiustizia e violenza, Romolo reagisce, indicando istintivamente quale sia il punto di vista del popolo.]
Baba Yaga (film) (Corrado Farina, 1973)
[Valentina Rosselli, spregiudicata fotografa d’arte e attualità, è quasi investita dall’auto di una stravagante signora di mezza età, la strega Baba Yaga, che dopo averla soccorsa la invita a casa sua per fotografare una collezione di gioielli e anticaglie. Quando Valentina va da lei, riceve in dono una strana bambola che, sincronizzata con la sua macchina fotografica, lancia dardi avvelenati contro i suoi soggetti; poi la bambola si trasforma in una donna ambigua e succinta, Annette: non è che l’inizio di una lunga serie di eventi misteriosi con i quali Baba Yaga sembra tessere, intorno alla fotografa, una fitta rete di seduzione e morte. In procinto di cadere vittima del raptus lesbico-sadico di Baba Yaga e Annette, Valentina è soccorsa da Arno, il suo compagno: Annette torna a essere una bambola e si frantuma, mentre Baba Yaga precipita all’inferno cadendo in un buco del pavimento. A tragedia consumata si scopre che la casa è disabitata da anni, il buco si affaccia su una cantina polverosa e di Baba Yaga nessuno sa nulla.]
Sbatti il mostro in prima pagina (Marco Bellocchio, 1972)
[Milano, anni settanta. Nel clima teso della contrapposizione politica, nella redazione del quotidiano borghese e di destra Il Giornale, il redattore capo Bizanti, su invito della proprietà, segue gli sviluppi di un omicidio a sfondo sessuale di cui è rimasta vittima una studentessa, allo scopo di incastrare un militante della sinistra extraparlamentare e strumentalizzare politicamente la vicenda. La campagna mediatica sortisce l’effetto sperato, e il “mostro” viene condannato innanzitutto sulle prime pagine del giornale. La condanna, in primis morale, aiuta l’area reazionaria a screditare gli ambienti della sinistra nella fase elettorale. Alla fine, Bizanti viene informato dal giovane giornalista Roveda che il vero colpevole è un’altra persona, ossia il bidello della scuola frequentata dalla vittima. Ma il capo redattore minaccia l’assassino, inducendolo a non rivelare niente alle forze dell’ordine. In una discussione conclusiva con l’ingegner Montelli, un industriale sospettato di finanziare i gruppi squadristici di estrema destra, i due concordano di tenere segreta la vicenda fino a quando si conoscerà l’esito delle elezioni, per poi deciderne l’eventuale utilizzo.]
Romanzo popolare (Mario monicelli, 1974)
[Giulio Basletti è un operaio metalmeccanico milanese, scapolo, fervente attivista sindacale e tifoso del Milan. L’uomo rivede dopo diciassette anni Vincenzina, figlia di un suo collega emigrante dell’Avellinese, la quale fu tenuta da lui a battesimo e nel giro di pochi mesi si sposano mettendo al mondo un bambino. Ad una manifestazione di piazza cui segue uno scontro con la Polizia, l’agente del reparto “Celere” Giovanni, viene colpito alla testa da un manufatto di metallo ed individuato il colpevole in Salvatore Armetta, un vicino e amico di Giulio, si reca nel caseggiato dove risiedono, per trovare la ferma opposizione attraverso pronta dialettica di Giulio e l’indignazione dei residenti. Tempo dopo Armetta rincontra Giovanni, che ha dimenticato e tramite la comune passione calcistica, l’agente entra in amicizia con Giulio, del quale comincia a frequentare la casa. Quando un lutto colpisce la famiglia di Vincenzina, Giulio si reca al posto della moglie in Campania per i funerali. Al suo rientro, ossessionato dall’idea del tradimento, scopre che i suoi timori sono fondati, potendo ascoltare, non visto, un dialogo tra lei e Giovanni. Di fronte all’ammissione della moglie, dapprima cerca di controllarsi, mostrandosi uomo di ampie vedute e pronto ad accettare la morale moderna, purché il tradimento resti cosa segreta.]
L’ultimo pastore (Marco Bonfanti, 2013)
[Renato Zucchelli è l’ultimo pastore rimasto in una metropoli. Egli ha un sogno: portare il suo gregge nel centro inaccessibile della città per incontrare i bambini che non lo hanno mai visto, mostrando loro che la libertà e i sogni saranno sempre possibili finché ci sarà spazio per credere in un ultimo pastore che conquistò la città con il suo gregge e con la sola forza della sua fantasia.]
Mussolini ultimo atto (Carlo Lizzani, 1974)
[In una Repubblica di Salò ormai in disfacimento, vengono rappresentati i pensieri, gli stati d’animo del duce in viaggio verso la morte: numerosi i flashback, in cui il dittatore italiano ricorda la sua gloria passata e il popolo osannante. Mussolini, che si trova a Milano sotto la protezione dei tedeschi, rifiuta la resa ai partigiani del CLN Alta Italia che gli viene suggerita dal cardinale Schuster e decide di fuggire verso la Svizzera contando sull’aiuto degli anglo-americani che sono già penetrati nel Nord Italia. L’amante Claretta Petacci decide di seguirlo, così come i gerarchi che intendono arrendersi agli Alleati, onde evitare la cattura e la fucilazione dai partigiani. Egli viaggia scortato da una colonna composta da soldati tedeschi e da SS ma, durante il tragitto, questa sarà fermata da un gruppo di partigiani che, in ossequio agli accordi intercorsi tra le autorità tedesche ed il CLN, lasceranno proseguire i tedeschi, a condizione che gli siano consegnati i gerarchi fascisti, cosa che avviene. L’unica speranza di salvezza del Duce è il travestirsi da soldato tedesco, mescolato tra i soldati caricati sui camion ma, ad un secondo posto di blocco, a Dongo sul lago di Como, verrà riconosciuto e, dopo essere stato arrestato, verrà trasportato in varie ed improvvisate prigioni, tra cui un casolare contadino, in attesa di una decisione sulla sua sorte.]

Notti e nebbie (Marco Tullio Giordana, 1978)
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Ratataplan (1979)
[[Il film, poetico e surreale, che l’autore considera paragonabile a un film muto, fu girato in ristrettezza di mezzi e con bassissimi costi (appena 100 milioni di lire[1][2]); tuttavia ebbe un clamoroso successo di pubblico e giunse a incassare più di sei miliardi di lire[1][2] nel solo 1979. La quasi assenza di dialoghi in lingua italiana, sostituiti da una babele di lingue straniere o da puri suoni onomatopeici e ambientali sulla scuola di Jacques Tati, rese pressoché superfluo il doppiaggio della pellicola. Anche grazie a ciò il film fu esportato letteralmente in tutto il mondo ed ebbe ovunque un eccellente riscontro di pubblico. Il personaggio di Colombo, interpretato da Maurizio Nichetti, è un aperto omaggio ai comici classici: per circa un terzo della pellicola l’attore indossa il frac alla Charles Chaplin; inoltre la sua malinconica impassibilità di fronte alle sfortune della vita gli valse il titolo di piccolo Buster Keaton longobardo.]
Oggetti smarriti (Giuseppe Bertolucci, 1980)
Scheda del film
Colpire al cuore (Gianni Amelio, 1982)
[Emilio, figlio di Dario, docente universitario di sinistra, è un adolescente studioso e introverso che vive con insofferenza i rapporti confidenziali del padre con i suoi ex studenti, tra cui Sandro Ferrari. Quando Sandro viene ucciso a un posto di blocco in uno scontro a fuoco, Emilio si reca dai carabinieri a raccontare che il giovane frequentava la loro casa. Sarà l’inizio di un’incrinatura che cambierà profondamente i rapporti tra padre e figlio fino all’arresto di Dario, denunciato dallo stesso Emilio.]
Eccezzziunale… veramente (Carlo Vanzina, 1982)
[La storia vede come protagonisti Felice La Pezza, soprannominato Tirzan, un camionista pugliese tifoso della Juventus, Franco Alfano, un venditore d’autoveicoli milanese tifoso dell’Inter, e Donato Cavallo, un acceso tifoso del Milan a capo di un gruppo di ultrà. Durante una domenica di campionato, Tirzan viene fermato a bordo del suo camion da due poliziotti, uno romanista e l’altro fiorentino, e ne nasce subito una discussione a sfondo calcistico, mentre Donato si scontra in metropolitana con degli ultrà interisti dopo che il Milan ha perso il derby: Sandrino, il loro capo, durante lo scontro scivola su una buccia di banana e cade a terra senza sensi (ma Donato pensa di essere stato lui a colpirlo). Franco invece è felicissimo, ma deve tornare a casa dalla famiglia e soprattutto da una moglie e da una suocera che non sopporta, ma una gradita sorpresa lo aspetta: un tredici al Totocalcio. Franco allora si ribella ai parenti insultando le due donne e se ne va. Il tredici da oltre ottocento milioni di lire è in realtà uno scherzo degli amici del bar, ma Franco intanto si dà alla bella vita: lascia il lavoro e a suon di cambiali compra una nuova macchina…]
Milano ’83 (Ermanno Olmi, 1983)
[Visione personale, soggettiva della metropoli lombarda, vista e raccon­tata da un cineasta bergamasco che a Milano è cresciuto e si è formato. Senza commento parlato: tutto è affidato alle immagini, ai rumori, ai suoni, sottolineato da una colonna musicale di Mike Oldfield dove il rock predomina, ma non manca il Verdi di Ernani. Nel realizzare il documen­tario Olmi non ha ascoltato soltanto il cuore di Milano, ma anche il suo sistema nervoso. Scandito sui riti collettivi (lavoro, scuola, pasti, giochi, appuntamenti serali e domenicali) e sulle festività annuali, nel giro di una giornata ideale, da buio a buio, è il ritratto leale, non agiografico né cele­brativo, di una città.]
Un povero ricco (Festa Campanile, 1983)
Scheda del film
[L’ Ingegnere Eugenio Ronconi vive a Milano una vita agiata in una grande villa ed è sposato con Romina, ma teme di perdere tutte le sue ricchezze e diventare povero. Su consiglio del suo psicologo, decide dunque di “diventare” povero per circa un mese. Fa quindi finta di partire per il Medio Oriente, si procura dei documenti falsi, si fa chiamare Eugenio Ragona, si taglia la barba e si fa assumere nella sua ditta, la Sofram, come fattorino, per poter così vivere in prima persona questa esperienza: nella nuova casa conosce la sua vicina Marta che, pur non conoscendolo, ne diventa subito amica, mentre Eugenio se ne infatua.]
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Via Montenapoleone (Carlo Vanzina, 1986)
[“La Bellezza, l’Eleganza, l’Erotismo e il Denaro” è la frase di lancio di Via Montenapoleone, sorta di sequel di Yuppies che vorrebbe descrivere in maniera approfondita la Milano anni Ottanta, tra modelle, funzionari di televisioni private, socialisti rampanti e politici corrotti. Il film è ambientato nella famosa via di Milano e si sofferma su esemplari di varia umanità, raccontando la vita di modelle, playboy, ricche borghesi annoiate, fotografe d’assalto e gay tormentati da dubbi e incertezze. Luca Barbareschi è un critico cinematografico gay, Valentina Cortese è una madre nobile con villa al lago, Carol Alt è una bellezza impossibile e René Simonsen non è da meno. Ci sono anche Fabrizio Bentivoglio e Paolo Rossi, che realizzano due caratterizzazioni di personaggi della Milano da bere. Il leitmotiv della pellicola è immancabilmente Via Montenapoleone, una canzone composta e portata al successo da Peter Van Wood negli anni ’50, eseguita dall’autore.]
Kamikazen – Ultima notte a Milano (Gabriele Salvatores, 1987)
[Sei comici dilettanti e disperati vengono chiamati dal loro agente, almeno altrettanto dilettante e disperato, per una serata: ridotto sul lastrico dal proprio vizio di puntare sulle corse ippiche, il manager inventa una storia che convince i comici a pagare per recitare. L’idea è irresistibile: tra il pubblico dello squallido night club dove avrà luogo lo spettacolo sarà presente un incaricato di Drive in, la più celebre trasmissione televisiva di cabaret dell’epoca, in cerca di nuovi talenti da portare sul piccolo schermo. I sei avranno 24 ore – scandite scena per scena insieme alla temperatura canicolare – per preparare i numeri, i migliori della loro vita, per sperare di sfondare e dare finalmente una svolta alle loro vite insofferenti.]

Il tempo dei gitani (Emir Kusturica, 1988)
Scheda del film
[Girato a Sarajevo e a Milano, Il tempo dei Gitani racconta la storia di un giovane Gitano, Perhan. Il ragazzo si trova nelle mani di un branco di malviventi che trafficano con gli esseri umani nella Jugoslavia precedente alla dissoluzione della repubblica titoista. I protagonisti finiranno nell’ambiente della microcriminalità milanese.]

Ladri di saponette (Maurizio Nichetti, 1989)
[Il regista sta presentando alla televisione un suo nuovo film, di ispirazione neorealistica, che narra delle disavventure di una famiglia operaia durante il secondo dopoguerra, con un chiaro riferimento alla trama di Ladri di biciclette (tanto che i nomi dei personaggi principali coincidono). Un improvviso black out nello studio televisivo, porterà i personaggi della pubblicità, e poi lo stesso regista, dentro il film, con uno stravolgimento della trama che si era fino ad allora sviluppata.]
Marrakech Express (Gabriele Salvatores, 1989)
[Milano, fine anni ottanta, Marco, un giovane ingegnere, riceve la visita di Teresa, una sconosciuta che si presenta come la fidanzata di Rudy, un suo compagno di università che non vede da tempo, e che gli chiede in prestito 30 milioni di lire. È l’unico modo per salvare dalla galera Rudy, che rischia 20 anni di reclusione per detenzione di hashish a Marrakech, in Marocco. I soldi servono per corrompere un giudice, ma Marco, che non dispone di quella somma, decide di radunare i vecchi amici della comitiva dell’università: Maurizio Ponchia, Paolino e Cedro. Nonostante i molti dubbi e le perplessità, gli amici alla fine decidono tutti di partire alla volta del Marocco con la somma necessaria a salvare Rudy. Comincia così l’avventuroso viaggio alla volta di Marrakech, a bordo della fuoristrada Mercedes messa a disposizione da Ponchia, il quale lavora in una rivendita di auto usate. Fra molti imprevisti e rocambolesche disavventure, il gruppo riesce a giungere a destinazione, ma i quattro scoprono che i soldi non servivano per il rilascio dell’amico dal carcere (la storia dell’arresto per droga era inventata), bensì per comprare una trivella che sarebbe servita a trovare acqua in un’oasi del deserto, dove poi si sarebbero coltivate delle piantagioni di arance.]
Marrakech Express (Gabriele Salvatores, 1989)
[Milano, fine anni ottanta, Marco, un giovane ingegnere, riceve la visita di Teresa, una sconosciuta che si presenta come la fidanzata di Rudy, un suo compagno di università che non vede da tempo, e che gli chiede in prestito 30 milioni di lire. È l’unico modo per salvare dalla galera Rudy, che rischia 20 anni di reclusione per detenzione di hashish a Marrakech, in Marocco. I soldi servono per corrompere un giudice, ma Marco, che non dispone di quella somma, decide di radunare i vecchi amici della comitiva dell’università: Maurizio Ponchia, Paolino e Cedro. Nonostante i molti dubbi e le perplessità, gli amici alla fine decidono tutti di partire alla volta del Marocco con la somma necessaria a salvare Rudy. Comincia così l’avventuroso viaggio alla volta di Marrakech, a bordo della fuoristrada Mercedes messa a disposizione da Ponchia, il quale lavora in una rivendita di auto usate. Fra molti imprevisti e rocambolesche disavventure, il gruppo riesce a giungere a destinazione, ma i quattro scoprono che i soldi non servivano per il rilascio dell’amico dal carcere (la storia dell’arresto per droga era inventata), bensì per comprare una trivella che sarebbe servita a trovare acqua in un’oasi del deserto, dove poi si sarebbero coltivate delle piantagioni di arance.]
L’aria serena dell’ovest (Silvio Soldini, 1990)
[Cesare Noviti lavora per un’importante azienda e passa il tempo a condurre bizzarre indagini di mercato, mentre sogna di partire per una ricerca etnografica nel centroamerica. Veronica è un’infermiera e vive sola: la metropoli le offre la possibilità di un locale diverso ogni sera dove trovare un nuovo amante. Tobia, chimico farmaceutico amareggiato da contrasti con i colleghi, prova ad allontanarsi dall’ambiente di lavoro e dalla noia della routine con la moglie Clara. Irene da poco lavora come traduttrice ma – scontenta del recente trasferimento a Milano e della lunga relazione con Mario – pensa di abbandonare lavoro e fidanzato. Il cambiamento è nell’aria, ma fino all’ultimo non sapremo se la trasformazione finirà per compiersi o se i protagonisti torneranno in qualche modo sui loro passi. Tutto si svolge in una fredda Milano degli ultimissimi anni ottanta nella quale i percorsi dei quattro protagonisti si incrociano, più o meno fugacemente, anche grazie ad un’agendina perduta che passa di mano in mano, mentre da lontano si intromettono notizie relative a piazza Tiananmen e al crollo del muro di Berlino.]
Un eroe borghese (Michele Placido, 1995)
[Milano, anni settanta: l’avvocato Giorgio Ambrosoli viene nominato commissario liquidatore delle banche di Michele Sindona, potente banchiere siciliano; insediatosi nel suo studio, sotto gli sguardi sospettosi dei dipendenti, Ambrosoli comincia ad indagare sulle attività bancarie del banchiere a New York ed in Italia. Presto emergeranno irregolarità e l’avvocato subirà le prime minacce ed intimidazioni. Aiutato dal maresciallo della Guardia di Finanza Silvio Novembre, Ambrosoli proseguirà le indagini con coraggio e determinazione, prevedendo alla moglie che queste investigazioni gli costeranno sicuramente la vita. Ambrosoli e Novembre cominciano a scrivere rapporti sulle indagini con una macchina per scrivere, scoprendo il coinvolgimento in questi affari illegali del banchiere milanese Roberto Calvi e dell’arcivescovo americano Paul Marcinkus. L’avvocato Ambrosoli intanto riceverà telefonate da un picciotto mafioso mentre a New York Sindona assolda il killer specializzato William Aricò per ucciderlo. L’11 luglio 1979 Aricò uccide Giorgio Ambrosoli sotto casa a colpi di pistola. Il film si conclude con la famiglia di Ambrosoli, Silvio Novembre ed alcune persone riunite il giorno del funerale sul luogo del delitto.]
Uomo d’acqua dolce (Antonio Albanese, 1997)
[È la storia di un uomo, Antonio, maestro di scuola elementare, che un giorno, tornato a casa da sua moglie Beatrice in dolce attesa, va al supermercato per acquistare un vasetto di funghetti per soddisfare la voglia della propria consorte. Qui accade l’incredibile: mentre si appresta a salire dalle scale mobili, un uomo, involontariamente, fa cadere sulla testa di Antonio un pacco da 10 kg di zucchero. Ripresosi dallo svenimento incomincia a vagare libero per la città senza una meta. La moglie, stufa di aspettarlo, si rifà una vita insieme alla figlia Tonina, avuta da Antonio, e a un tenore di nome Goffredo. Dopo cinque anni Antonio torna a casa, dove scopre però di non essere più il benvenuto.]
Così è la vita (Aldo, Giovanni & Giacomo, Massimo Venier, 1998)
[Il film inizia con l’incipit dei tre gangster Al, John e Jack. I tre si trovano in un carcere federale dove lavorano in una cava di pietra, vicino ad un lago. Jack uccide accidentalmente un cuneista e lo sceriffo chiede di fare il medesimo lavoro a uno dei tre visto che sono esauriti tutti i cuneisti; John e Al scelgono Jack come cuneista. Nel momento in cui Al batte con il martello suona la campanella. Durante la pausa, Al vuole raccontare una barzelletta ma viene continuamente interrotto dai due, prendendosela poi solo con Jack. Nel pomeriggio, Al escogita un piano d’evasione, e i tre si preparano alla fuga. Durante l’evasione, per nascondersi, i tre si immergono in acqua con delle canne in bocca per respirare, ma vengono subito scoperti dagli agenti e dallo sceriffo che, per eliminarli, fa uscire dalla gabbia un alligatore. Durante tale sequenza, si aggancia la scena al carcere di San Vittore dove veniva proiettato il film che viene interrotto all’improvviso. Aldo, per spiegare come finisce, racconta ai detenuti che si tratta di un film nel film, senza però farsi capire chiaramente.]
Fame chimica (Paolo Vari e Antonio Bocola, 2003)
[Claudio e Manuel, amici da sempre, sono cresciuti nel contesto non facile della Barona, quartiere della periferia sud di Milano e hanno condiviso le principali esperienze della loro vita. Tuttavia sono molto diversi: Claudio si ammazza di lavoro in una cooperativa a ritmi esasperati, per portare a casa qualche soldo, ma si sente totalmente insoddisfatto e senza alcuna prospettiva per il futuro; Manuel lavora come gommista, ma di fatto il suo business è lo spaccio, che gli fa guadagnare un bel po’ di soldi e il rispetto degli zarri del quartiere. Manuel rappresenta il prototipo dello zarro metropolitano e in piazzetta è lui il capo. L’amicizia tra i due giovani si incrina a causa di una ragazza, Maja, la bella amica d’infanzia di Claudio, che vive a Londra ed è tornata per alcuni giorni in città. Sullo sfondo c’è la vicenda della piazzetta che vive il rapporto conflittuale tra immigrati e italiani.]
A casa nostra (Francesca Comencini, 2006)
[In una fredda e grigia Milano il banchiere Ugo organizza un’operazione illecita con l’aiuto di un politico senza scrupoli. Rita, capitano della Guardia di Finanza, indaga sugli affari sporchi di Ugo. Rita ha un giovane fidanzato, Matteo, che rifugge dalle responsabilità. Elodie, aspirante modella ed amante di Ugo, lo tradisce con Gerry, il commesso di un supermercato. Ugo va ad un congresso con Elodie e lì prima la violenta e poi la lascia. Avendo fatto pedinare Gerry, Ugo lo costringe a fargli da prestanome in operazioni sporche minacciandolo di far sapere della sua tresca con Elodie. Di fronte al denaro che vede circolare Gerry resta affascinato e si illude di poter cambiare vita, nonostante la moglie lo metta in guardia dai facili guadagni.]
Io sono l’amore (Luca Guadagnino, 2009)
[Il film è incentrato sulle vicende della ricca famiglia lombarda dei Recchi, composta da Emma e Tancredi e dai loro figli Elisabetta, Edoardo e Gianluca. Tra riti borghesi e convenzioni sociali, si consumano le storie dei vari membri della famiglia, alle prese con gli affari dell’azienda familiare e ruoli che la loro posizione gli impone. L’algida Emma troverà conforto e amore tra le braccia del giovane cuoco, Antonio. La passione che scoppia tra due anime totalmente differenti, come sono Emma e Antonio, romperà legami e convenzioni ben radicate, portando i due ad entrare in contatto con la loro vera natura.]
Il mio domani (Marina Spada 2011)
[Monica è una quarantacinquenne la cui vita scorre fra normali abitudini. La casa, il lavoro, le ossessioni religiose del padre, una relazione con un uomo sposato. La morte del padre, le critiche a lei rivolte da un impiegato e la fine del rapporto amoroso, la obbligheranno ad una attenta riflessione sulla propria identità, che la porterà a cambiare pagina rivoluzionando tutta la sua vita e scegliendo un percorso identitario opposto al precedente.]

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