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Cantieri

IDENTITA’ MILANO

Dal 2012 si concentra un approccio interdisciplinare all’analisi e ridefinizione della nuova stagione identitaria della Milano del terzo millennio.

Nella consapevolezza che la storia antica e moderna offre materiale indispensabile per capire ciò che è vivo e ciò che è dimenticato nel panorama simbolico della comunità.

 

Il primo documento varato nel 2013, riguarda 3 punti tematici sul rapporto tra storia identitaria e trasformazione dell’immagine della città.

I caratteri dell’approccio iniziale 

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Per introdurre qui uno spunto narrativo, attorno all’ ampio lavoro che Comitato Brand Milano ha sviluppato nei suoi quasi quattro anni di iniziativa si riporta un documento di lavoro della fase iniziale che riporta attorno a tre punti tematici l’approccio perseguito nel rapporto tra storia identitaria e trasformazione dell’immagine della Città che è stato all’ origine delle molte iniziative in precedenza accennate.

Milano e la legge del contrappasso

Industria e creatività

L’immagine industriale della città di Milano ha talmente dominato, per anni, sui milanesi, sui tantissimi lavoratori che in quelle industrie hanno trovato certezze (spesso pagate largamente con l’immigrazione), sugli italiani, sul mondo intero, che solo la legge del contrappasso poteva avere altrettanta fortuna. Cioè fare altrettanta presa. Quale contrappasso? Quello di diventare – dagli anni ’60 in poi, radicalmente verso la fine del secolo – la città delle economie immateriali, della creatività, della moda, dello spettacolo, della comunicazione. Una lunga storia di fabbriche, capannoni, ciminiere sbuffanti, tute blu, bici&nebbia, dialetti locali e meridionali. Ma anche storia di una grande cultura del prodotto, di tecnologie, di design e, alla fine, di benessere, di consumi, di crescita del tessuto urbano e dei servizi. Essa è stata a poco a poco sostituita – nell’immaginario nazionale e internazionale – da forme simboliche post-moderne. Mobilità, finanza, web, aperitivi, moda, gastronomia, sport. Eccetera. Conservandosi comunque senso diffuso e comune, mai prevenzione, per la cultura di impresa.

 

Città ibrida

Convivendo. Sì, convivendo. Mescolando, ibridando. La città industriale è insomma diventata “industriosa”, la qualità della rete della conoscenza e dei servizi ha creato le condizioni di sviluppo della ricerca (su cui comunque da tempo c’erano primati), scienza e salute hanno radicato grandi esperienze. E, accanto, la città degli architetti, degli stilisti, degli artisti, degli editori, dei creativi, della musica, del teatro, ha continuato a perseguire i suoi obiettivi ma uscendo dal controcanto di una volta, pretendendo maggior protagonismo. E poi quell’industria, per lo più lasciando la sua archeologia nella cintura urbana, non ha rinunciato a trasformare la sua forza competitiva, cercando le strade – nel manifatturiero – della innovazione e della esportazione. Trasformando anche in pochi anni quella archeologia. Infine – ma non da ultimo – la convivenza con la città sociale, la città solidale, la città delle economie “del noi”.

 

Complessità

E’ un lungo percorso fatto di complessità.  Quella della molteplicità dei volti, dell’impossibilità di una definizione univoca. Allora anche la complessità del racconto di sé. Vasta storia, fin dalle origini costruita sull’identità primaria della città – Mediolanum, la terra di mezzo – che nei secoli ha fatto baricentro e convergenza tra nord e sud e tra est e ovest, fino a ritrovare questo ruolo e questa prerogativa nell’età del web. Quando l’astratto e il concreto, il materiale e il virtuale, si cercano, si completano, si sfidano. Nel territorio e nelle reti.Molte tracce di quella storia, con un patrimonio artistico custodito che sarebbe vanto di qualunque città d’arte ma che Milano – schivando per anni questa dicitura – ha tenuto in vaga ombra. Fino ad essere pronta oggi a chinarsi di nuovo su un segmento che non è più solo museale ma anche una economia viva. Che ha generato nel tempo e nell’attualità simboli forti della sua immagine, a cominciare dalla traccia mondialmente nota di Leonardo da Vinci. E in cui luoghi e beni (le custodie, i palazzi, il Duomo di tutti) hanno imparato a integrarsi con altri fattori immateriali – valori, diritti, battaglie ideali – per raccontare vicende di occupazione e di libertà, in un puntuale ciclo dei sentimenti collettivi che hanno saputo disfarsi di servitù e di affermare principi di equità.

 

La città dei diritti

La città dei diritti si consacra con l’editto di Costantino; riceve all’uscita dei secoli bui i riconoscimenti dei valori di comunità e di proprietà;  partecipa nel Rinascimento all’egemonia italica sull’Europa;  esprime il valore della libertà e della persona nel suo caratterizzante Illuminismo (quello che vede a Milano la scrittura di Dei delitti e delle pene); sta da protagonista nel coro dell’ottocento risorgimentale europeo;  profila lì un progetto di federalismo che l’unità accantonerà e che la città perseguirà nel suo percorso di rivoluzione industriale;  compensa la sua primogenitura del fascismo con il punto più alto della lotta italiana di liberazione. Milano ricorda anche le sue date nere. Quelle delle restrizioni, della perdita di indipendenza, della peste morale e materiale. Le ricorda tutte. Ma conosce la sua forza bimillenaria di trovare da sé le energie per correggere le pieghe della storia. Un borgo antico che si fa città, una città – quasi mai città capitale – che si fa metropoli. Che è il destino attuale che Expo aiuterà a delinearsi, come passaggio obbligato per conservare identità e conseguire sviluppo. Appunto generando un suo progetto di identità competitiva.

 

Milano e la legge dello storytelling

Fortune e sciagure

La legge dello storytelling non è codificata, ma è di universale portata. Più o meno questa legge dice: senza racconto non c’è comunicazione; senza comunicazione c’è prevalenza degli stereotipi. Ora, gli stereotipi sono la fortuna ma anche la sciagura di ogni paese e di ogni popolo. Crescono su basi di realtà, come le caricature. Si impongono per proporre autocritica. Finiscono per produrre spesso autocompiacimento. La fortuna – per così dire – sta nell’alimentare caratteri visibili, percepibili, di identità. Che generano nel tempo “domanda”. Ma trasferiti al di fuori, quel principio di convivenza un po’ complice, quindi al fondo di natura affettiva con i propri difetti, trova meno comprensione e – nelle comunità diverse per storia e principi – produce addirittura rifiuto e talvolta ripugnanza. La difesa spesso cieca o semplicemente un po’ provinciale della identità può mescolarsi a perversioni o irrazionalità. Ciò che nei secoli ha generato forme di aggressività e di violenza.  Ogni guerra è stata sempre combattuta da armi mortali, ma anche da strumenti comunicativi fondati sull’amplificazione degli stereotipi del “nemico”.

 

Rinnovare le proprie storie

Ecco perché qualunque soggetto nazionale, territoriale, locale, deve rinnovare le sue storie. Anche quando esso vive il presente nella pace, nell’armonia, nella presa di distanza da forme sempre pericolose di propaganda. Rinnovare le storie significa tante cose: leggere la propria trasformazione, coglierne la tendenza evolutiva, ridurre la portata di dicerie e credenze, far lievitare un pensiero collettivo teso al futuro, misurato a sogni realizzabili. Il soggetto di questo impegno non è un singolo, è una collettività. E quelle “storie” sono davvero costruite nella mescolanza. Non funzionano le storie inventate a tavolino da qualche potere. Quelle sono spesso storie che sostituiscono i sogni con le velleità. Sono storie pensate per una comunicazione verticale in un mondo in cui proprio la comunicazione cresce sempre più orizzontalmente.

 

Un progetto verso Expo e oltre

Questi, fin qui descritti, sono stati i principali convincimenti maturati attorno al ruolo del Comune di Milano che è inevitabilmente responsabile in materia di “identità della città”.

Quella Civica Amministrazione che da sempre – quasi mai da sola, piuttosto nello scambio con tutti i soggetti della rappresentanza e attraverso l’impegno di alcune funzioni che potremmo chiamare della “rappresentazione” (dall’arte all’informazione, dall’educazione allo spettacolo) – è chiamata dagli eventi a fare sintesi del pensiero comune, soprattutto nei momenti di cambiamento, di evoluzione. Quello presente è senza dubbio uno di quei momenti. Non solo perché sollecitato dalla grande vetrina planetaria che nel 2015 sarà l’Esposizione Universale a Milano (e su un tema di grande riflessione sul rapporto tra potere e diritti, tra dipendenza e indipendenza, tra concentrazione e distribuzione, come è quello della “nutrizione”), ma anche perché la spinta dal locale al globale, che accende di continuo nuove connessioni, fa di Milano una delle città europee più in tensione e più alla prova.

 

Il patrimonio simbolico è di tutti

Un convincimento su tutti: alla base del progetto l’idea di far lievitare dibattito e consapevolezza soprattutto in città, nella preparazione culturale, civile e sociale a Expo, attorno al rapporto tra l’identità della città e la proiezione della sua immagine. L’idea anche di approfittare meglio di quella vetrina, ma anche per traguardarla, per andare al di là, per cogliere insieme il senso di una relazione delicata: quella tra il patrimonio simbolico (mai fermo) e il modo di rappresentarlo (mai univoco). Il progetto Brand Milano (perché è questo il senso con cui si è interpretata l’espressione “brand”,  non tanto un segno grafico ma l’insieme di evocazioni che esso contiene) ha avuto avvio a metà del 2012 come programma di studio. E nel 2013 ha visto la decisione della Giunta presieduta dal sindaco Giuliano Pisapia di scegliere una netta autonomia della sua attuazione. Non creando cioè all’interno del Comune le condizioni di “regia”, ma trasferendo la responsabilità attuativa su un ente culturale pubblico tra i più reputati per gestire nell’interesse dei cittadini la relazione tra rappresentanza e rappresentazione. Compiendo così una originale e innovativa esperienza in materia, appunto, di branding pubblico. 

 

Milano e il suo progetto di brand pubblico

Cambio di passo

Il Comitato Brand Milano che si è formato in una condizione di prestazioni volontarie, accogliendo figure significative della diversità dei saperi e dei contesti che concorrono al tema “identità e immagine” di una comunità, si è – mantenendo il carattere di  impegno civile per la città – costituito in Comitato scientifico per accompagnare con ipotesi, suggerimenti, elaborazioni, il cammino che Triennale ha cominciato a svolgere per portare le idee emerse dal laboratorio all’esecuzione. Questo testo vuole essere la sintesi – negli intendimenti più selettiva, più riassuntiva, più leggibile, rispetto all’insieme dei materiali emersi nella fase di studio e rilevazione – così da mettere un ponte a disposizione di istituzioni, cittadini, operatori, media, imprese tra un importante aggiornamento sulla condizione del “brand Milano” (dentro e fuori la città) e gli eventi previsti per ragionare sul “cambio di passo” nel racconto della Città. A partire da Expo e verso il futuro.

 

Le fasi del programma 

Sono successivamente indicate e si scorgerà facilmente che questo testo si colloca appunto a metà del viaggio per raccogliere i punti in evidenza della fase di ricerca (che si configura naturalmente anche come una fase di ascolto scientifico dei cittadini e dell’opinione pubblica locale, nazionale e internazionale) per dare più contenuto al “dibattito pubblico” che la mostra affidata alla regia progettuale dell’architetto Michele De Lucchi (in città e in Triennale) e gli eventi culturali previsti (affidati alla regia di spettacolo e alla generosa  disponibilità delle Scuole civiche artistiche milanesi costituite nella Fondazione Milano) che concludono questa fase in un Forum che concentrerà l’attenzione proprio sul nodo del “racconto” tra tradizione e innovazione.

 

Così fan tutte

Questa del “racconto” applicato alla città – appunto, come si dice, del citytelling della comunità milanese verso sé stessa e verso il mondo intero, non è più una originalità. E’ un punto obbligato nel rapporto tra città e grandi eventi che le leggi mediatiche hanno imposto negli anni. Roma aprì le Olimpiadi del 1960 con il racconto meraviglioso del suo morbido e pastellato settembre, che cingeva storia e cultura, ambiente e sport, nel primo grande affratellamento universale quindici anni dopo la guerra e nell’avvio di una nuova fase di benessere. Poi quel racconto si è fatto sempre meno di cornice e sempre più mirato a “presentare” in forme meditate storie identitarie e caratteri di fondo della comunità ospitante. Il Sud Africa aprendo i Mondiali di calcio del 2010, Shanghai aprendo l’Expo del 2011, Londra aprendo le Olimpiadi del 2012, Sochi aprendo le Olimpiadi invernali del 2014. Alcuni dei tanti esempi di vero e proprio copione di un articolato racconto, mirato sempre ad una ipotesi percettiva tra passato e futuro. E, pensando all’Italia, l’esperienza del 2006 di Torino città ospitante le Olimpiadi invernali di quell’anno, ci ha dimostrato che questo “racconto” può essere l’occasione – se ben presidiato – di andare al di là dell’evento e di stabilire nella comunità e fuori dalla comunità una messa a registro complessiva dei cambiamenti strutturali intervenuti in un territorio, nella sua economia, nella sua condizione urbanistica, nella valorizzazione delle sue vocazioni.

 

Domande che ci riguardano

Eccoci dunque alla restituzione di alcune conoscenze preziose per il dibattito che “Brand Milano” vuole sollecitare. E che – in questo testo e in un trasferimento creativo di informazioni in rete – è materiale senza copywright perché, appunto, rende a tutti il pensiero di tutti. Quello che risponde alle domande chi siamo?, come siamo diventati?, come siamo percepiti?. Domande che, da sempre, ci interessano molto.

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Il secondo documento prodotto riguarda l’accelerazione della trasformazione dei caratteri identitari nell’età contemporanea, e in particolare che si attivano nella stagione compresa tra l’esposizione industriale internazionale del 1888  e il primo Expo a Milano del 1906, articolandosi con almeno 10 netti salti sostanziali fino all’Expo del 2015.

Mutamenti della brand story di Milano: da Expo 1906 a Expo 2015 (Citytelling, Egea editore 2014)

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Expo 1906, ottimismo tecnologico. Expo 1906 ricapitola gli anni tra i due secoli, esprimendo – dopo la crisi sociale di fine Ottocento – la visione ottimistica dello sviluppo industriale e tecnologico di una città che collega Italia ed Europa (anche con infrastrutture e trafori a cui l’Expo era dedicata). E che promette sviluppo e benessere.

1922, “la marcia su Roma”. A smentire certi scenari (non quello industriale e commerciale, certamente quello civile) arriva un nuovo racconto di sé della Milano fascista (da qui partì la marcia su Roma) che occupa il ventennio.

1945, inizia la ricostruzione. Un terzo importante racconto Milano lo fa con la ricostruzione, dopo il riscatto della liberazione e riportando in dieci anni (prima le fabbriche poi le case) la città a funzionalità interna e a favore del paese.

1960, lancio dell’economia post-industriale. Il quarto racconto impegna gli anni Sessanta attorno al cambiamento strutturale dell’economia, diventata post-industriale. Un racconto affidato a editoria, architettura, teatro, comunicazione, moda, design. Alle forme più immateriali di produzione che cambiano il Pil e la mentalità della città.

1970, gli anni di piombo. I “meravigliosi Sessanta” divennero negli anni Settanta ambigui: profonda ristrutturazione (quindi cambiamento) ma anche anni di piombo e terrorismo. Il racconto di Milano è la copertina di quel capitolo.

1980, gli anni della sfida. Per aprire le porte – negli anni Ottanta – a un racconto più liberato e sfidante, quello di una città a cui va stretto lo Stato non adeguatamente riformato e che si pone (anche rispetto alla politica) come “capitale”. Un racconto appoggiato a un’idea di modello che provoca tensione, tifo e contrasti.

1990, “Milano da bere”. Fino a subire il contraccolpo degli ani Novanta, quando l’immagine della “Milano da bere” (con molti equivoci comunicativi) si carica di valenze negative.

Nel cambio di secolo, tra entropia e edonismo. Il successivo racconto è segnato dal lungo governo del centro-destra e da due istanze (nate e cresciute a Milano) tra di loro in un certo contrasto: il localismo della Lega e l’edonismo berlusconiano. Al di là del pluralismo di opinione sempre esistito (Milano sociale e solidale, Milano manifatturiera, Milano della ricerca e della conoscenza, Milano della salute ecc.), la frammentazione di racconto e la difficoltà di dare un modello di visione al cambiamento della città si riverbera fino a oggi.

Expo 2015. Il cantiere per  ridefinire il perimetro del nuovo citytelling di Milano, in trasformazione come “città metropolitana”, è aperto.

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Il terzo documento arriva nell’Aprile del 2014 in occasione dell’inaugurazione della Mostra Identità Milano in Triennale aperta dal Sindaco della città in cui le “14 tesi identitarie” che ricapitolano i caratteri salienti della storia della città vengono esposte come materiale di mostra in pannelli che fanno cornice alta attorno ai contenuti della mostra stessa.

14 Tesi Identitarie. (Citytelling, Egea editore 2014)

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Testi predisposti dal Comitato Brand Milano a seguito delle risultanze della ricerca su identità e immagine di Milano (Ipsos,  gennaio-febbraio 2014) nel quadro del progetto di convenzione tra Comune e Triennale. Collocate nella mostra “Identità Milano” (Triennale, 7 aprile-2 giugno 2014) come riferimenti generali del materiale inventariato come “patrimonio simbolico della Città”.

Terra di mezzo

Mediolanum, terra di mezzo, nodo di connessioni, baricentro e punto di convergenza nelle relazioni Nord/Sud e Est/Ovest. Un equilibrio dinamico che resiste anche nell’era internet. “Ma po’ i vegnen chi à Milàn” dice il refrain della popolare canzone milanese. Come lo diceva uno dei grandi (e tanti) conquistatori della città, Carlo V : “Terra di mezzo, pupilla dei miei occhi”. E come lo dice oggi Piero Bassetti, primo presidente della Regione Lombardia: “Per questo, città di contraddizioni e quindi ibrida, un meticciato che caratterizza soprattutto l’identità di Milano”.

 

Accoglienza

Una conseguenza dell’essere “terra di mezzo”, applicata modernamente all’etica del lavoro. Quella per cui conta più il contributo al processo produttivo che la differenza e la distinzione etnica e sociale. E, nel tempo, in quell’accoglienza c’è stata anche cura, assistenza, solidarietà. Senza mitologie e, qualche volta, con un eccesso di compiacimento. Sempre il vecchio ritornello della nota canzone di Giovanni Danzi: “Sì vegnì senza paura / num ve stringeremm la man / tucc el mond a l’è paes e semm d’accord / ma Milan l’è un grand Milan”.

 

Conoscenza

La Lombardia, una rete di tredici atenei di cui sette a Milano, città in cui 200 mila studenti (40 mila matricole) e 25 mila professori e ricercatori offrono – in 50 facoltà e 150 Dipartimenti – 130 corsi di laurea, una delle più vaste opportunità di conoscenza in tutti i campi, umanistici, scientifici, tecnici. Una rete integrata da istituti per la formazione superiore che nelle tecnologie innovative, nel design, nella moda, nelle arti, nella musica, nella coreografia e nella comunicazione costituiscono ambiti di eccellenza. “Dai miei genitori ho sempre avuto un gran supporto. La mia non è una famiglia di artisti, papà vende macchine, mamma è casalinga. Però hanno incentivato la mia passione, mi hanno aiutato a lasciare Vercelli per studiare a Milano alla Scala” (Roberto Bolle).

 

Archeologia industriale

15 milioni di metri quadri cingono una città che nel giro di alcuni anni ha visto la trasformazione di molte strutture industriali del Novecento in archeologia. E quell’archeologia, in rapidi tempi recenti, prende la strada di due connesse evoluzioni: la creatività e l’innovazione. Dove quelle strutture spesso sono state conservate e trasformate in laboratori di un’economia più immateriale oppure connessi alla trasformazione dell’industria manifatturiera alla ricerca di nuove performances tecnologiche. Nelle periferie e in zone abitate più centrali convivono le storie del passato e quelle che si stanno scrivendo sul futuro.”La city un po’ avveniristica e un po’ provinciale. Un misto tra il risotto e l’acciaio, che mi diverte” (Alberto Lattuada).

 

Qualità della vita e sostenibilità

Un punto di mediazione tra il significato mediterraneo del termine (mangiare bene,in un ambito naturale e patrimoniale superbo) e il significato europeo del termine (abitare bene, in contesti di efficienza dei servizi). Un fattore sicuro di attrattività, ma anche una condizione standard della vita urbana che da secoli facilita l’operosità e l’ingegno. Quella “abilità degli abitanti” di cui scriveva Ausonio, nel terzo secolo d.C. parlando di facundia ingenia della città di Mediolanum. Oggi con un concorso delle donne al mercato del lavoro al 66% (contro il 53,6% della media italiana) e con punti di forza in tutto il sistema di incrocio tra “bello e utile” che ha avuto per un secolo nella Fiera di Milano la sua vetrina internazionale e nella Triennale di Milano un luogo dedicato di valorizzazione.

 

Moda

Difficile costruire univoche mappe di somiglianza e competitività tra le città del mondo. Ma per la moda Milano – con le sue ormai generazioni di stilisti, con il suo retroterra creativo e tecnologico – viene riconosciuta come città competitiva rispetto a grandi metropoli internazionali come Parigi, Londra e New York. “Parigi ha l’eleganza delle armonie e della grandeur. Londra l’eleganza della classe e del prestigio. Milano ha l’eleganza della sobrietà, della discrezione e della solidità” (Gianfranco Ferré).

 

Design

A Milano 54 scuole di design, 7 ambiti universitari con corsi di laurea nel settore, 26 istituti professionali post-secondari e 21 scuole professionali che coinvolgono 10 mila studenti all’anno di cui quasi la metà stranieri. Milano disegna, la Brianza produce. “Dal cucchiaio alla città”, come diceva Ernesto Nathan Rogers, l’architetto della Torre Velasca. Una rete di esperienza che integra bello e utile oggi consacrata nel maggiore evento internazionale della città, il Salone del Mobile. “Quando qualcuno dice ‘questo lo so fare anch’io’ vuol dire che lo sa rifare, altrimenti lo avrebbe già fatto prima” (Bruno Munari).

 

Salute

Nel mondo Milano è conosciuta soprattutto per due cose: la Scala e l’Istituto dei Tumori, un istituto pubblico che ha cambiato lo standard mondiale di alcune terapie” (Gianni Bonadonna, continuatore di Umberto Veronesi, sul Corriere della Sera). Iceberg di una rete sanitaria e ospedaliera che porta a Milano, dall’Italia e dal mondo, più ospiti in città (pazienti e familiari) del turismo a Firenze e a Venezia. Con un sistema misto – pubblico e privato – che integra prevenzione, cura, ricerca scientifica e formazione internazionale.

 

Cultura, arte, spettacolo e bellezza

Il patrimonio museale, produttivo, formativo di una città culturalmente robusta che tuttavia non ha mai puntato molto sull’arte e sulla cultura per qualificare la sua identità e la sua immagine, ma in cui alla fine i suoi luoghi topici (dalla Scala a Brera, ai suoi teatri, ai suoi musei, alle sue biblioteche, ai suoi capolavori d’arte) dominano l’immaginario internazionale legato alla città. “Non è vero che sono brutta. Non è vero che sopra di me c’è sempre la nebbia. Non è vero che sono fredda e penso solo ai soldi. Per chi mi avete preso? Io sono Milano. E sono una bella signora” (Un giorno a Milano, di Raffaella Rietman e Michele Traquillini).

Il teatro è fra le arti la più idonea a parlare direttamente al cuore e alla sensibilità della collettività. A Milano vorremmo che autorità e giunte comunali si formassero questa precisa coscienza del teatro considerandolo come una necessità dei cittadini, come un servizio pubblico alla stregua della metropolitana e dei vigili del fuoco” (Paolo Grassi).

 

Solidarietà

Volontariato, noprofit, terzo settore, coop sociali, organizzazioni di solidarietà che agiscono nel territorio e anche, nate nel territorio, proiettate nel mondo. Una quota importante del PIL, dell’occupazione e della gestione di ambiti di servizio (alle persone, all’ambiente, a cause di interesse collettivo) fanno di Milano una città che ribalta qui la sua fama di città degli affari in una logica – fondata su secolari tradizioni – “senza scopo di lucro”. E nella scia di un pensiero manzoniano: “Si dovrebbe pensare di più a far del bene che a stare bene. E così si finirebbe anche a stare meglio”.

 

Comunicazione, sport

Il lungo tempo della réclame, motore della produzione e dei consumi e la modernizzazione degli sport di massa – che si intreccia con la comunicazione – con il calcio (35 scudetti tra Milan e Inter nella storia agonistica del settore), il Giro d’Italia organizzato dalla Gazzetta dello Sport, la Formula 1 a Monza e la gloriosa storia dell’Alfa Romeo, gli anni ruggenti dell’Ippodromo e quelli dei primi campionati nazionali di boxe, il grande basket e – nei limiti italiani – il rugby. Ed è una città rilevante per il giornalismo sportivo. Come ha detto Umberto Eco di Gianni Brera:“Brera è Gadda spiegato al popolo”.

 

Città metropolitana

La Milano soggettiva dei milanesi chiusa nella mura spagnole si apre alla Milano oggettiva della sua realtà tracciata dalle infrastrutture, dalla continuità urbanistica, dall’incrociarsi della MM, dal movimento quotidiano del suo immenso pendolarismo di rete. Il ridisegno – urbanistico, infrastrutturale, della mobilità e dei servizi – della “Grande Milano”, che contorna la vita di 5 milioni di abitanti, passa oggi per un progetto di autonomia di modello. Che Expo 2015 aiuta ad accelerare e che punta a maggiore coesione sociale e infrastrutturale e al rilancio dell’attrattività degli investimenti internazionali sul territorio. Con un’immagine storica dell’archetipo del “grande confine” rappresentato dal tour delle quattro grandi abbazie esterne alla città: Chiaravalle, Viboldone, Mirasole, Morimondo.

 

Diritti

Dall’Editto di Costantino (o Editto di Milano, del 313) ai Dei delitti e delle pene di Beccaria (1764) scorre nelle vicende della città un filo rosso nella storia dei diritti e dell’emancipazione sociale. Che si proietta nel presente e si incrocia con la storia – combattuta e sofferta in diversi tempi – della conquista della libertà e dell’indipendenza (dall’età comunale al Risorgimento alla Resistenza). Un percorso in cui è sempre stato rilevante il tema del civismo, ossia il tema – anch’esso non poco combattuto e spesso maltrattato – del rapporto tra la politica e il bene comune. Ed è la filosofia dell’organizzazione sociale che si riassume nell’assioma dello stesso Cesare Beccaria: “È meglio prevenire i delitti che punirli”.

 

Nutrizione

Nell’arco almeno degli ultimi mille anni la cultura della nutrizione appartiene al rapporto tra ambiente e tecnologia nell’esperienza di Milano che secoli fa realizzò – integrando le acque delle marcite e delle fogne – sistemi innovativi di irrigazione che moltiplicavano i tagli del riso e che di recente è divenuto diffuso laboratorio biodinamico. L’antica invenzione della “schiscetta” (della refezione scolastica) alimenta l’esperienza della nutrizione mobile facendo di alcune imprese alimentari milanesi e territoriali il soggetto di controllo del 60% della nutrizione mobile nel mondo. Il tema di Expo 2015. Come si legge anche in una caricatura francese dei tempi delle Rivoluzione del 1789: Un sanculotto alla moglie: “Tra poco prenderemo la Lombardia. Risposta: Per farne che? Replica finale: Per nutrirvi tutti”.

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Il quarto documento stringe l’analisi sui temi specifici del cambiamento delle narrative. E viene messo a punto in occasione di Expo nella consapevolezza che alla fine di questi 6 mesi il previsto forte incremento mediatico e sociale sui caratteri della città potrà rimescolare le ipotesi di lavoro precisando meglio approcci e contenuti.

Un’ipotesi di nuovi temi narrativi su Milano.  (Citytelling, Egea editore 2014)

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La sintesi di queste proposte viene pubblicata dal Corriere della Sera in data  come contributo al rilancio del dibattito pubblico sulla materia.

Da industriale a industriosa. Aumenta il convincimento che resti la centralità del lavoro ma che si riarticoli la natura dei processi produttivi.

Da borgo a città metropolitana. Tema all’ordine del giorno. Ma non è solo una questione “amministrativa“. Serve una reale integrazione di storie identitarie che richiedono ascolto, progetto, adattamento.

Da qualità della produzione a qualità della vita. Un dato delle ricerche demoscopiche che si connette alla domanda sociale di innovazione.

La creatività non applicabile solo al lusso. Il corpo sociale e produttivo della città accetta e apprezza le sue “punte di diamante” ma chiede anche al mondo della moda di partecipare all’estensione della rappresentanza collettiva.

Da locale e globale a glocale. Inteso come superamento di una condizione ancora un po’ separata tra dimensione localistica e dimensione protesa ai nodi e alle reti mondiali. Per andare verso modelli di conoscenza e di scambio in cui globale e locale si collocano di più  uno nell’altro.

Mantenere in tensione tradizione e innovazione. Tema  storico degli equilibri, per Milano abitualmente innovativi, tra i radicamenti conservativi e i nuovi rapporti tra disegno urbanistico e legittimazione dei comportamenti sociali.

La “terra di mezzo” (Mediolanum) si fa ibridazione. Dunque il superamento della concezione di “passaggio” e la presa di coscienza di una forte condizione di “destinazione”. Che è il punto in cui, se applicato, servono un po’ di risorse per adeguare l’accoglienza.

La rete della conoscenza diventa portale globale. Il tema di Milano nell’interesse nazionale (che Expo dovrà sottolineare) e le sue responsabilità di trasferimento e di negoziato dei caratteri e delle qualità creative dell’italianità.

Ancora, il reinvestimento nella economia della cultura. In un passaggio decisivo – anche rispetto alla trasformazione dell’approccio nazionale ai beni e alle attività culturali – che trasferisce il ciclo della cultura come bene economico anche e soprattutto al ciclo della cultura per la qualità sociale. E infine un tema più politico e di regia: fare sintesi e connettere le anime della città. Inteso come progetto di miglioramento del “discorso pubblico” ovvero delle interdipendenze interessate a condividere la nuova rappresentazione.

 

Tutto il materiale prodotto in questa fase viene integrato  dal percorso di ricerca demoscopica realizzato da Ipsos  attraverso 4 rilevazioni svolte per conto di Comitato Brand Milano:

1′ rilevazione (febbraio-marzo 2014) – IL SET VALORIALE DI MILANO E LE ATTESE NEI CONFRONTI DI EXPO.

2′ rilevazione (gennaio-febbraio 2015) – IL PASSAGGIO ALLA CITTA’ METROPOLITANA.

3′ rilevazione (settembre 2015) – LUOGHI SPECIALI IDENTITARI. IL PUBBLICO DEL MONUMENTALE.

4′ rilevazione (ottobre-novembre 2015) – I LASCITI IMMATERIALI DI EXPO, LE NUOVE SFIDE DELL’ATTRATTIVITA’.

Vedi il rapporto completo su L’OPINIONE PUBBLICA SULL’IDENTITA’ E L’IMMAGINE DI MILANO

L’insieme della documentazione analitica e ri-definitoria è oggetto dei 2 Forum promossi da Comitato Brand Milano con l’attivo patrocinio del Comune di Milano e dell’ Università degli Studi, prima e dopo Expo. Per la documentazione relativa ai 2 Forum clicca qui.

Tra il 2016 e il 2017 Associazione Brand Milano, da maggio 2016 costituita ereditando il lavoro di Comitato Brand Milano,  prosegue il cantiere “Identità Milano” con 3 specifiche iniziative:

  • la realizzazione del concorso MI-IMMAGINO nelle scuole del territorio metropolitano che raccoglie l’immaginario giovanile attorno alla descrivibilità del futuro urbano, per approfondire clicca qui.

 

 

  • il progetto M60M nella storia identitaria di Milano. I 60 anni nei 70 anni della Milano contemporanea. Libro e manifesto prodotti in collaborazione con MM, La Triennale di Milano e Fondazione Il Corriere della Sera nel primo semestre del 2016.

 

 

  • la progettazione e realizzazione di “Brand Milano. Atlante della nuova narrativa identitaria.” con contributi e interviste di 100 autori, edizioni Mimesis Novembre 2017. Presentazione al Quirinale, al Presidente della Repubblica in data 16 novembre  2017, per approfondire clicca qui.

Nel biennio 2018 – 2019 sono programmate le seguenti iniziative :

Presentazioni e incontri pubblici

Incontro-seminario promosso dal Rettorato dell’Università IULM e dalla Direzione generale “Sistema Paese” del Ministero degli Affari Esteri per analizzare la relazione Brand Milano-Brand Italia nel quadro delle politiche di attrattività (conclusioni dell’amb. De Luca direttore generale MAE).

  • Presentazione prevista a Roma al Ministero dei Beni Culturali.
  • Presentazione con panel internazionale in collaborazione con Ministero degli Esteri in alcuni istituti italiani di cultura, preliminarmente Bruxelles e Parigi.
  • Con la Direzione Comunicazione di MM spa  – che ha operato un autonomo pre-acquisto di un congruo numero di copie del volume –  sono in corso valutazioni di iniziative promozionali e di ampliamento del dibattito in città e di relazioni con i media.
  • Iniziativa congiunta in collaborazione con la Rappresentanza UE a Milano, l’Associazione del corpo consolare accreditato e l’Associazione stampa estera per una presentazione agli operatori internazionali che agiscono sul territorio presso la sede della Commissione UE a Milano.
  • In aprile 2018 programmato incontro su Turismo e brand Milano in collaborazione con Touring Club Italiano.
  • Presentazioni in programma anche a Napoli, Catania, Bologna, Torino.

Edizione internazionale in lingua inglese dell’Atlante

E’ in avviamento la  traduzione dell’Atlante in lingua inglese e la realizzazione nel primo bimestre 2018 di una prima tiratura al servizio della promozione internazionale della città.

Progetto Brand per il Comune di Ascoli Piceno e altre relazioni con contesti urbani

Di recente, ricevendo in Triennale il Sindaco della Città di Ascoli Piceno, avv. Guido Castelli, si è recepito che la procedura di partecipazione alle assegnazioni finanziate da Regione Marche con fondi europei per progetti di promozione dell’attrattività in cui ABM (con Triennale) hanno, su invito del Comune stesso, preso parte fin dal 2016 ha avuto un esito favorevole. Di conseguenza con gennaio2018 è previsto l’avviamento di un progetto biennale che riguarda il trasferimento di elementi di metodo di analisi, ricerca e proposta e gestione connessa di eventi riguardante la parte preliminare di quella progettazione appunto riguardante il tema del citybrand della specifica realtà di Ascoli.

Interlocuzioni nel corso del 2017 si sono anche avviate con i comuni di Arezzo e Varese. Con Arezzo è imminente (marzo 2018) il varo del progetto, a seguito della costituzione della Fondazione Cultura e della Fondazione Turismo a riporto del Comune.

Inoltre ABM ha partecipato ad un tavolo di progettazione sulla modernizzazione di infrastrutture urbane promossa da Banca Prossima (gruppo BISP) e altri soggetti di rilievo nazionale che hanno invitato l’Associazione a partecipare all’imbastitura di un ampio programma portando la propria competenza.

 

“Festival delle città narranti”

Il progetto di ABM di creare un evento in cui città italiane e internazionali possano annualmente proporre la loro esperienza di “narrativa identitaria” (componenti istituzionali, mediatiche, di spettacolo e cultura) è stato preliminarmente accolto dal Comitato Fondazione Matera capitale europea della cultura 2019, dalla direzione generale della Regione Basilicata (che sta procedendo al finanziamento per l’anno propedeutico nel 2018).

Il concept del progetto è stato ideato e redatto in seno ad ABM, Il Comitato Matera 2019 (presieduto dalla rettrice dell’Università della Basilicata) lo ha accolto con favore, la Regione Basilicata si appresta a una riserva di sostegno per la produzione del format e della sperimentazione del 2018 per avere, nel 2019, la prima edizione. Sede del Festival potrebbe essere, nella programmazione stellare del 2019 in tutto il territorio regionale, Maratea. Ad inizio anno si valuteranno le determinazioni intervenute e i conseguenti possibili/gestibili coinvolgimenti. Alla luce di questo avanzamento si opera per la selezione di soggetti candidabili alla partecipazione in ambito nazionale e internazionale, con particolare attenzione a Europa comunitaria e bacino Mediterraneo.

In tale quadro, pur trattandosi di un piccolo progetto ma di qualità, ABM ha accolto la sollecitazione a promuovere (grazie al contributo di alcuni autori di Atlante) un report sui caratteri identitari e simbolici della città della Basilicata Melfi che nel 2018 celebra il suo millenario.

 

Progetti relazionali (Italia/Europa)

In Italia la rete delle città che hanno sperimentato approcci similari in materia di public branding ha già avuto occasione di essere riunita dall’allora Comitato Brand Milano in Triennale nel 2015 e si considera che dovrà essere proprio il progetto del Festival a riaccendere le connessioni.

In Europa nel corso di questo anno, prima attraverso la conferenza della comunicazione istituzionale europea a Venezia, alla presenza del sottosegretario del governo italiano alle Politiche europee Sandro Gozi, e poi nel quadro di Cap-Com (rete della comunicazione territoriale francese, con Forum ai primi di dicembre a Le Havre), si sono poste le basi per un evento che preveda presenze sia di relatori nazionali che territoriali di tutta Europa sul tema sinergie per la gestione dei progetti di branding e attrattività, che avrà luogo a Lione ai primi di dicembre 2018, con un ruolo nella partnership dell’evento di ABM.

 

Progetto Museo identitario di Milano

Progetto già affrontato da Comitato Brand Milano con una preliminare imbastitura. Proprio l’intelaiatura di Atlante Brand Milano offre molti spaccati di contenuto circa un’ipotesi di avviare un progetto di fattibilità laddove altri contesti urbani – a forte storia identitaria e parimenti a forte dinamica competitiva – sono già arrivati a realizzazione (tra di essi, come è noto, la città di Amsterdam).

Il carattere “museale” potrebbe anche non comprendere “patrimonio originale”, ma essere una bussola che rinvia ai tanti luoghi museali custodi di patrimonio. Ma in quella “bussola” si focalizzerebbero racconti specifici per la narrazione storica dell’identità, così da offrire un luogo di cultura di appartenenza e al tempo stesso di promozione esterna e internazionale dei significati simbolico-culturali di duemila anni di evoluzione della specificità. Evidente la necessità di una raccordo tra soggetti istituzionali, accademici e di ricerca, di impresa.

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